Sa quali sono le motivazioni degli attacchi dei media: per questo non ci bada molto e va oltre – Scelse Benedetto perché gli sembrava un bel nome: gli piacevano sia il suono che il significato

Un Papa che sa lavare i piatti. Che al momento della siesta scrive lettere. Che ha scelto il proprio nome di Pontefice – Benedetto – per il significato spirituale, ma attento com’è agli estetismi musicali, anche per il suono.

Che il martedì, il giorno prima delle udienze generali, si esercita con il registratore per pronunciare bene le parole nelle lingue con cui saluta i pellegrini.

Che la sera si appassiona a guardare in TV i film che parlano di Vaticano. Che si dispiace per gli attacchi ricevuti, ma guarda oltre.

È il profilo inedito che di Joseph Ratzinger fa il fratello maggiore Georg, anch’egli sacerdote, mentre in Italia esce il suo libro, scritto con lo storico del Cristianesimo, Michael Hesemann, “Mio fratello il Papa” (Piemme).

Una miniera di aneddoti sulla vita di Benedetto XVI. E una fonte importante per conoscere da bambino, da giovane e infine da uomo il cardinale tedesco poi eletto al vertice della Chiesa cattolica.

Georg Ratzinger, che ha 88 anni, oggi conduce vita ritirata nella sua casa di Ratisbona, ma viene spesso a Roma, come farà prossimi giorni per festeggiare l’ 85mo compleanno di Joseph Ratzinger, il 16 aprile. «Sono molto felice di rivederlo – tiene a dire- poi in Vaticano, il giorno 19, c’ è un grande concerto in suo onore, e vi assisteremo insieme».

Monsignor Georg Ratzinger, nel libro lei rivela che diventò triste dopo che suo fratello fu eletto Papa. Perchè?

«Dopo l’ “Habemus Papam” quando sentii la parola “Ratzinger” rimasi pietrificato. In tutta sincerità, in quel momento mi sentii scoraggiato».

Come mai?

«Ero preoccupato. Pensavo che per mio fratello si trattava di una grande sfida. E in quel momento non vedevo né gli onori, né gli aspetti positivi, ma solo tutto il peso che quell’incarico avrebbe comportato per Joseph».

E che cosa le disse lui poi del conclave?

«Mi raccontò che la sua elezione era stata come un fulmine a ciel sereno. Era successo tutto così in fretta nel voto che era evidente l’ azione dello Spirito Santo».

Le ha rivelato il motivo per cui scelse il nome Benedetto, appellativo del santo di Norcia e fondatore del monachesimo occidentale, ma anche del Papa intellettuale Benedetto XIV e di quello della pace Benedetto XV?

«Una volta ne abbiamo parlato. E lui mi ha spiegato che gli sembrava un bel nome. Era un discorso generale, che non si riferiva a una persona precisa: gli piacevano sia il suono sia il significato, benedetto da Dio e benedizione per gli altri.

Ma gli sembrava anche adatto per un Pontefice. Naturalmente è molto affezionato al Santo, e sa che gli altri due sono personaggi di grande levatura. Ma ha scelto di chiamarsi così anche per motivi estetici ed etimologici».

Lei come lo ricorda da bambino?

«Era un ottimo studente. Una volta nostra madre mi disse che era tra i primi tre del liceo, e solo perché in ginnastica e disegno non aveva voti eccellenti. Ma nel le materie scientifiche era sempre il migliore».

Che passioni aveva da piccolo?

«Gli piacevano gli orsi di pezza. Nel 1928 a Marktlam Inn, il nostro paese, si era innamorato di un peluche che stava in vetrina. Poi lo aveva avuto in regalo a Natale. Era davvero affezionato a quei pupazzi. L’ orso di san Corbiniano usato nel suo stemma è diventato il simbolo del suo cammino ».

Litigavate mai?

«Sempre solo per cose di piccolo conto. In generale eravamo un cuore e un’anima sola».

E il suo piatto preferito quale era?

«Gli piacevano i dolci che faceva la mamma, come i Kaiserschmarren (la strapazzata dell’imperatore ndr )».

Più avanti, da arcivescovo di Monaco di Baviera, e poi a Roma da prefetto del Sant’Uffizio, lui tornava a trovarla?

«Veniva a Ratisbona tre o quattro volte all’anno. Mangiavamo a casa sua. Per fortuna le suore mettevano qualcosa in frigo, perché nessuno di noi due è un gran cuoco. Alla fine lui lavava i piatti e io li asciugavo. Poi facevamo una passeggiata e parlavamo di Dio, del mondo, dei fatti della giornata».

E da Papa trova Joseph cambiato?

«È uguale a prima. Vuole soltanto essere se stesso, e non desidera portare una maschera. È gentile e modesto come è sempre stato».

Si dispiace per gli attacchi che riceve anche da parte dei media?

«Di per sé è molto sensibile. Ma sa quali sono le motivazioni di questi attacchi. Per questo non ci bada molto. Va oltre».

Come affronta la giornata suo fratello il Papa?

«Dopo la messa alle 7 e la colazione alle8 si prepara agli appuntamenti del giorno. Il martedì organizza l’ udienza generale del mercoledì. Per esempio impara la pronuncia delle parole nelle lingue straniere in cui saluta.

Ascolta una cassetta per sentire i suoni corretti e si esercita. Dopo pranzo si rilassa, ma invece di dormire scrive lettere e biglietti e legge tutto quello che può. Nel pomeriggio fa una passeggiata recitando il rosario assieme al suo segretario personale, monsignor Georg Gaenswein».

E la sera?

«Cena alle 19,30 e alle 20 guarda i notiziari. Poi quattro passi in giardino. Mio fratello guarda raramente la TV, al massimo un film che parla del Vaticano».

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