La Turchia non è più il «malato d’Europa», il paese spento, triste, in bianco e nero che per tutto il secolo scorso ha vissuto nell’ombra dei suoi vicini, ma il protagonista indiscusso della scena internazionale.
A cento anni dalla nascita della Repubblica, in un momento cruciale che tocca il destino di uno dei personaggi politici più controversi del nostro tempo, Marco Ansaldo ripercorre le vicende recenti di questa nuova potenza globale, in una marcia inesorabile che dal fascino di Istanbul, città poliedrica e prismatica, conduce alla scoperta di strategie ed equilibri che hanno trasformato Recep Tayyip Erdoğan in un odierno sultano.
Uomo fra i più influenti di questa epoca, leader scaltro e spregiudicato, «inventore di una diplomazia multipla che tratta con amici e nemici», agisce come mediatore nel conflitto fra Russia e Ucraina, gioca con destrezza i suoi assi nella partita del gas e del grano, raggiunge con l’Europa accordi sui migranti usando le frontiere come un rubinetto che apre e chiude a seconda delle convenienze.
Eppure, nonostante la sua sfera di influenza geopolitica arrivi fino all’Africa e ai confini della Cina, oggi la Turchia è chiamata ad affrontare le conseguenze delle sue aspirazioni.
Di fronte all’emergenza umanitaria prodotta da uno dei terremoti più tremendi della storia, al progressivo indebolimento dell’economia, al dilagare del fanatismo islamico e alla folle ossessione di annientare i curdi, può continuare per la sua strada, reprimendo il dissenso e puntando alla conquista di mare e terra, oppure ampliare la sua visione del mondo e diventare una piena democrazia liberale.
«Ne avrebbe tutte le possibilità, perché non esiste paese in grado di avere un’ambizione talmente forte e un’influenza così globale poggiando su un terreno tanto instabile. Come le faglie sismiche sotterranee che lo attraversano.»