da Il Venerdì del 4 dicembre 2009

BERLINO – <Avvertiamo nuovamente le autorità italiane e il Vaticano. Liberate immediatamente MEHMET ALI AGCA, Serdar Celebi e gli altri amici. In caso contrario seguiranno altre azioni punitive come con Emanuela Orlandi. Anche voi siete raggiungibili. 21 luglio 1983>.

Eccole le lettere inviate dalla Stasi, il servizio segreto tedesco orientale, con la richiesta di liberare l’attentatore di Papa Wojtyla in carcere in Italia in cambio di Emanuela, la figlia di un impiegato vaticano scomparsa poco prima a Roma.

Il Venerdì le ha ottenute a Berlino dall’uomo che le scriveva personalmente, Guenter Bohnsack, ex colonnello della Stasi, dirigente del Dipartimento X preposto alla disinformazione.

<Lo scopo – spiega oggi il corpulento ex agente segreto – era quello di distogliere l’attenzione dalla Bulgaria. Dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, molte accuse si erano concentrate su Sofia, il cui governo all’interno del Patto di Varsavia ci era amico.

La nostra invenzione fu di puntare il dito sui Lupi grigi, i nazionalisti turchi dalle cui file proveniva appunto Agca. Noi non sapevamo se davvero i bulgari fossero coinvolti o meno. Né dovevamo cercare la verità, ma solo aiutare la Bulgaria a uscire dal pantano. Molte di quelle missive le ho redatte io personalmente>.

Le lettere erano indirizzate ai magistrati che si occupavano delle indagini, come Antonio Albano, al ministero della Giustizia e a organi di stampa come l’agenzia Ansa.

<Erano scritte in un tedesco sgrammaticato – afferma Bohnsack – oppure in un turco povero. Per dare una cornice di veridicità alla nostra azione, dovevamo mostrare di essere dei Lupi grigi di stanza in Germania>.

Gli inquirenti e l’opinione pubblica si sono chiesti per anni se i messaggi riguardanti Emanuela avessero un fondamento. Oggi sappiamo che erano fabbricati ad arte.