ANKARA – <Dopo trent’anni di cella, la prima volta non è facile prendere sonno…>. Mehmet Ali Agca esce dalla stanza da letto dello Sheraton di Ankara dove ha passato la prima notte da uomo libero.

E’ fresco di doccia, si è appena sbarbato. I vecchi Lupi grigi, che assieme al fratello Adnan lo hanno accompagnato qui dopo la travagliata uscita dal carcere, gli consegnano un pacco di giornali e fanno buona guardia nella hall e al 23° piano.

Nella suite le tende alle finestre sono tirate, in un angolo la TV turca rimanda le immagini della scarcerazione. Un suo consigliere che ha legami con gli Stati Uniti si occupa di negoziare un’intervista con un grande network americano.

Forse, fa capire, l’ex Lupo grigio potrebbe trasferirsi laggiù. <Rimanere in Turchia – dice – non sarebbe prudente. Ci sono tanti esaltati in giro, gente in cerca di fama. Ali è più sicuro altrove>.

Agca si accomoda sul divano. Indossa una giacca blu sopra una camicia azzurra. Vuole una foto di rito. Il suo italiano è perfetto.

<Allora, che cosa diciamo a Repubblica?>, esordisce.

Ad esempio parliamo dell’attentato al Papa?


<Sì. Tutti sanno della versione che vuole coinvolti il Kgb russo e i bulgari. Ma io dirò qualcosa d’altro e di più. Lo farò solo in conferenza stampa, davanti a tutti>.

Ne ha dette tante…

<E’ vero, ma ora dirò la parola definitiva. L’ultima>.

L’opinione pubblica ha il diritto di sapere finalmente la verità su quella storia. Se ne rende conto?

<Sì, anche se io ho ormai consegnato quella vicenda al mio museo della memoria>.

Parlerà anche dell’incontro che ebbe con Wojtyla nel carcere di Rebibbia?

<Perché no? Il Papa – un gigante, paragonabile solo al Mahatma Gandhi – non si capacitava di come riuscì a salvarsi e parlammo della Madonna di Fatima>.

Il prossimo 13 maggio Ratzinger andrà lì.

<Davvero? E’ già stabilito? Molto interessante>.

E poi c’è il caso di Emanuela Orlandi. Ieri la madre e il fratello hanno detto di essere disposti a incontrarla. A patto che lei abbia cose concrete da dire. Che cosa risponde?

<Che se sarà possibile li vedrò con piacere. Ma quella di Emanuela è una storia inconfessabile>.
 Che cosa intende dire?

<Che dietro ci sono tanti segreti. C’è il coinvolgimento di potenze internazionali. Io, comunque, darò il mio aiuto. Ma lo deve fare anche il Vaticano>.

Dal Vaticano il Guardasigilli, cardinale Peter Turkson, ha espresso il nulla osta per una sua visita in San Pietro. Ci andrà?

<Vorrei davvero andare a pregare sulla tomba di Wojtyla. Poi mi farebbe piacere incontrare Papa Ratzinger. Il problema, piuttosto, sarà quello di riuscire a ottenere un visto per l’Italia>.

I giudici italiani che seguirono il suo caso non l’hanno dimenticata, lo sa?

<Nemmeno io loro. Ho stimato molto Severino Santiapichi, so che dice che sono la persona più intelligente che ha conosciuto, e lo ringrazio. Ma apprezzo anche Rosario Priore. Ricordo Ilario Martella e Antonio Marini. E Ferdinando Imposimato, che cosa dice oggi Imposimato?>.

Ora lei vorrebbe venire a vivere in Italia?

<Mi piacerebbe, ma è difficile. Adesso mi sposterò in diverse città della Turchia, andrò a trovare mia madre che abita ancora a Malatya, la mia città d’origine>.

Di che cosa vivrà? Entrerà in politica?

<Assolutamente no. Mi basta vivere con poco. Vorrei fondare un mio movimento religioso. Non come il reverendo Moon, quello è un pazzo. Né come quello di Lefebvre, quelli sono degli estremisti. Io voglio parlare a un gruppo di amici che possano seguirmi>.

In Italia parlano di sue allucinazioni.

<E questo mi dispiace. Guardi qui sul tavolo, c’è una Bibbia in italiano>.

La legge spesso?

<Sempre. Vede, io penso di essere Gesù Cristo reincarnato. Legga questo passo. E’ Giovanni, 10.20: “Molti di loro dicevano, Gesù Cristo ha un demonio ed è pazzo, perché lo ascoltate?”. Ecco, duemila anni dopo, la stessa storia si ripete con me>.